La nuova direttrice del Washington Post

Il precedente direttore del Washington Post, Martin (Marty) Baron si è dimesso. È diventato famoso grazie al film "Il caso Spotlight" che narra l’enorme indagine del team di giornalisti omonimo sulla pedofilia nella Chiesa. A quel tempo Baron era al Boston Globe (2001-2012) e, dopo qualche anno, è passato al Washington Post, un’anno prima dell’acquisizione da parte di Bezos.Baron è un personaggio affascinante e stimatissimo nel mondo del giornalismo.

Ha deciso di andare in pensione e quindi bisognava pensare a un degno sostituto: un sostituto degno in ambito prettamente giornalistico e manageriale ma anche editoriale, visto che il WP è diventato (grazie alla combo Baron- soldi di Bezos) il secondo quotidiano al mondo.La direzione ha scelto Sally Buzbee, 55, capo del comparto news dell’Associated Press, in cui lavora da tutta la vita.

Mi domando, nell’intimità del miei pensieri, se la scelta non sia “politica”. Se non fosse stata donna ci sarebbero state reazioni negative? L’organo direttivo ha subito pressioni dirette o indirette o semplicemente sociali per scegliere una donna? O è stata una scelta di marketing?

Purtroppo devo specificare che non me ne frega niente sia donna e non ho dubbi sul suo valore e professionalità.

Il mio dubbio è riferito invece al contesto attuale di estrema difficoltà di dialogo: iper reazione, persone che si sentono offese ovunque, iper moralismo ad ogni angolo, stupidità da una parte e dell’altra di portata immane. 

Chi fa cose pubbliche e visibili si sente pressato? Sotto costante giudizio morale? Oppure l’iper moralismo sta guidando la società verso un mondo migliore? Oppure ancora non è successo niente di tutto questo?


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